Laura San Brunone

Scrivere per me è un viaggio interiore, la realizzazione pratica dei miei pensieri e, a volte dei miei tormenti.
Quando riporto, nero su bianco, le mie emozioni, le mie visioni notturne, tutto diventa chiaro e prende forma.
E' l'opposto di leggere un libro: in quel caso invece hai la possibilità d'immedesimarti nei personaggi, prendere parte ai loro stati d'animo, inserirti nelle loro ambientazioni, entrare in un mondo a te ancora sconosciuto e poter vivere il brivido della suspance, immergerti nella loro dimensione.
Nel caso dello scrittore, c'è già dentro fino al collo, ancora prima di comporre le prime frasi.
Dentro la mente di chi scrive, c'è già tutto: storia, ambientazione, colpi di scena, aleggiano le presenze dei personaggi.

Per "Non ti scordar di me" tutto è partito da un sogno, anzi un incubo.
Mi sono svegliata di soprassalto, era notte fonda e sentivo solo le palpitazioni insistenti e penetranti dei miei respiri, dei miei battiti. Sogno spesso e ricordo quasi sempre tutto. Tante volte mi è capitato di sognare le stesse cose, magari con qualcosa di diverso, ma la trama era sempre quella.
Dopo l'ennesima notte insonne, ho deciso di trascrivere in un agenda, che ho sempre in un cassetto del comodino, quello che avevo sognato: come mi sentivo, cosa ho visto, che sensazioni ho avuto. Ad un certo punto mi sono accorta di aver ricoperto di parole più di una decina di pagine.. avevo una trama, avevo delle emozioni. E fu lì che il mio cervello iniziò a raccogliere tutte quelle informazioni, dando vita ad un'idea, una storia. Ho preso il mio cellulare, ho messo le cuffie e ho iniziato ad ascoltare delle musiche, quelle del compositore Ludovico Einaudi, che mi hanno motivata, caricata, hanno sigillato e confezionato il mio romanzo. Note dopo note, notti dopo notti, lavorai al mio romanzo. Le parole uscirono fluide e trovarono una loro collocazione. Il mio cuore sobbalzava ad ogni tocco del pianista, le dita digitavano lettere sulla tastiera del computer, quasi ritmicamente e creavano una scenografia cucita su quelle colonne sonore.
Ho ascoltato tanti brani, la riproduzione musicale proseguiva automaticamente e mi dispiaceva fermarmi, non volevo staccarmi da quel mondo che avevo creato, immaginato e costruito da me e nel quale mi sentivo al sicuro. Un luogo dove le cose accadono come e quando lo decido io, una dimensione in cui tutto è scandito da un orologio tutto mio, dove i colpi di scena ci sono, sono forti, sono veri, ma sono dettati da me. Qui potevo essere vera, potevo essere me stessa senza che nessuno obiettasse. Lì per lì, non ho pensato che un giorno qualcuno lo potesse leggere, è stato scritto come uno sfogo della mia anima, lo dovevo alla mia mente spesso troppo tormentata.

Poi ho deciso di cedere questa parte intima di me; sono sicura che, di tutto quello che leggerete, potrete percepirne solo la parte esterna, quella epidermica. Non perché chi lo leggerà sarà superficiale, ma per il semplice fatto che ho ancora i miei pensieri per me, ho solo dato parte degli strumenti utilizzati, ma ogni parola, ogni virgola, ogni spazio, era un sussulto, un sospiro, un mio brivido, un preciso sentimento che solo io conosco fino in fondo.

Vi lascio alcuni brani clou del pianista Einaudi che mi hanno ispirata: